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Intervista a Davide Morri

Intervista a Davide Morri

Abbiamo realizzato questa intervista un po' di tempo fa, ora la presentiamo a voi con anche le ultime considerazioni su alcune questioni che hanno segnato il 2013. Buona lettura. L'intervista è a cura di Matteo Simonetti e Alessandro Devigili.

Matteo Simonetti: Davide Morri è giocatore, allenatore della nazionale under 23 a Toronto, allenatore e capitano del CUSB La fotta di Bologna, il team campione d’Italia e uno dei team più noti anche a livello europeo. La prima domanda di rito: come e perché hai iniziato a giocare ad Ultimate?

Davide Morri: io ho iniziato 15 anni fa, in questo centro sportivo (N.d.R. siamo sui campi del CUS Bologna),  in questo campo alla lega estiva organizzata dal CUSB nel 98. Avevo 15 anni. Mia sorella giocava e mi ha invitato a provare…

MS: una cosa di famiglia allora…
DM: Mia sorella ha iniziato quando ancora il frisbee era molto molto figlio dei fiori. Mi invitò a giocare alla lega e mi appassionai;  iniziai a giocare un po’ a corrente alternata, facevo basket e frisbee. Dopo cominciai a giocare sempre di più a frisbee fino a che, dopo una lesione al ginocchio nel 2007, ho continuato solo con l’Ultimate, fino ad oggi.

MS: Direi che successi ne hai ottenuti
DM: si, nel 2010 ho giocato con la squadra di Berna sia ai mondiali che per la stagione europea, che abbiamo vinto; era la prima volta che vinceva una squadra del sud Europa. Poi sono andato a giocare in America nel periodo primaverile a San Francisco 2 anni fa, dopo in Giappone e quest’anno a Toronto per 100 giorni, ho giocato da loro fino a quando non sono finiti i soldi.

MS. Che differenze  vedi tra l’Ultimate in Italia e l’Ultimate in giro per il mondo, Nord America, Sud America e Giappone ad esempio?
DM: Sono 3 discorsi diversi. In Giappone come negli USA è un discorso di solo sport. Loro lo fanno all’università, perché il modello universitario americano e giapponese è il medesimo: tu devi studiare e fare sport e quindi nessuno gioca a frisbee fuori dagli ambienti universitari. In proporzione abbiamo più giocatori qua come densità. Però hanno così tante persone che c’è un ricambio continuo. Ogni anno entrano magari 100 giocatori in un college X, fanno i try out, ed escono quelli che finiscono l’università, formano le squadre fortissime che si vedono nei video o magari formano le leghe estive, giocano un po’ più tranquillo con il misto. Questa è la storia dell’America.

MS: esclusivamente in ambiente universitario praticamente…
DM: Fanno per 5 anni, 5 allenamenti a settimana, da settembre/ottobre fino ad aprile/maggio con le finali per chi ci arriva. In Sud America hanno anche un campionato universitario ma hanno molti più giocatori junior che vengono da una politica di recupero sociale nelle favelas. Ho giocato il campionato colombiano nel 2009. E loro li hanno tantissime persone che giocano, però vedi uscire solo quelli che hanno i soldi. Sono molto molto forti.

MS: Ad agosto sei stato ai mondiali in Canada come allenatore della nazionale under 23. Vuoi raccontarci un po’?
DM: Il progetto 2013 di Toronto partiva già dal 2009 quando fu portata la prima squadra junior a Vienna. Nel 2010 c’è stata Heilbronn, 2011 Wroc?aw  e nel 2012 Dublino. I ragazzi che sono andati a Toronto giocavano già da anni, diciamo dai 3 ai 7. La squadra era molto molto forte. Poteva arrivare tranquillamente ad un 5°posto se avesse avuto più fortuna. 

MS: Comunque è andata bene. Siamo tra le migliori 8 al mondo…
DM: Abbiamo perso  con l’Australia al punto finale che è arrivata 3° come con la Germania che è arrivata 4° e anche con il Giappone, arrivato 5°, abbiamo perso di uno. quindi abbiamo perso di 1 con la 3°, 4° e 5° classificata.

MS: tu ti senti soddisfatto?
DM: Molto, ma dal punto di vista di quello che si poteva fare avremmo potuto cercare il miracolo e provare ad arrivare 3°. Perché USA e Canada erano più forti mentre gli altri erano battibili. Purtroppo ci mancavano alcune persone molto talentuose: Paolo Pandi, Lorenzo Gorini, Simone Vignudelli (La Fotta), Fabio Galli (Cotarica),  Matteo Fustini, Manuel Passatempi e Matteo Licari (Jokers)… Gente fortissima che ha giocato altri mondiali e che non è venuta per questioni economiche. Se avessimo avuto anche solo un giocatore di questi sarebbero potute cambiare le cose.

MS: Parliamo del CUSB…Avete concluso gli europei con un settimo posto, siete andati bene, le ragazze benissimo durante i regionals e poi si sono classificate tredicesime alle finali.. tu cosa ne dici?
DM: Per gli europei tra gli obbiettivi c’era arrivare alla finale con le donne, e ci sono riuscite, han giocato così così alle finali dopo aver giocato un buon regional, mentre per noi uomini era arrivare nelle top 8. Siamo arrivati sempre tra la 9° e la 11° posizione. 
Ai regionals siamo arrivati primi, abbiamo distrutto tutti perché la gente che tornava da Toronto era in forma e anche i giocatori junior tornati da Colonia stavano bene fisicamente, eravamo 4 o 5 giocatori esperti e tutto il resto della squadra di giovani, ottenere alle finali un settimo posto è stato ottimo. Potevamo arrivare 5° anche li. Purtroppo abbiamo sbagliato il secondo giorno, li ci siamo mangiati la possibilità di arrivare fra le prime due dei 2 power pull. Avremmo  saltato una partita. Invece siamo arrivati al recovery game, ci siamo stancati con i Fire of London, dove c’è stata anche della polemica e a quel punto siamo arrivati al 4° addizionale con i Freespeed , bene fino al 6 a 5 per noi e poi abbiamo mollato e l’abbiamo persa 15 a 7, eravamo fisicamente distrutti al 3° giorno. E’ stata molto dura.
Abbiamo già iniziato a pensare all’anno prossimo e ai mondiali a Lecco.  Qui a Bologna abbiamo sei squadre per gli uomini, prenderemo i giocatori migliori. Le donne faranno una cosa simile. Sarebbe la prima volta che una squadra italiana maschile arriva ad un mondiale di età moderna qualificandosi, una volta ci si andava se era disponibile il posto. Quest’anno invece c’è una sola squadra per gli uomini, e una sola per le donne.

MS: hai parlato della partita con i “Fire of London”. Spiegaci cosa è successo, perché, dopo l’articolo polemico e denigratorio apparso su Get Horizintal, molti  si sono chiesti come sono andate veramente le cose.
DM: Con Get Horizontal intanto c’è stata incomprensione perché il capo redattore Bommie  ha dato in mano ad un ragazzo neofita la redazione di questo articolo. Questo ragazzo è venuto a vedere la partita alle 8 del mattino, senza luce, non c’era nessun bambino delle scuole, come lui invece ha scritto, pioveva, ed era un “knock out game” per uscire o rimanere dentro il torneo. Poi tra inglesi e italiani non c’è molta intesa perché loro non sono abituati a perdere; appena trovano qualcuno che gli mette i bastoni fra le ruote, soprattutto se secondo loro sono meno forti, si pongono male. Noi siamo nervosi, sull’uno a zero un loro giocatore ha detto male su una chiamata non contestata anche se lui non centrava, e ci siamo subito innervositi. A metà partita un altro di loro ha dato un calcio intenzionale a uno dei nostri compagni mentre non lo vedevano. Io sono nervoso, ma non ho mai dato un calcio a nessuno in vita mia, non ho mai rubato su una chiamata in vita mia e poi sugli articoli scrivono che noi siamo degli infami, che io sono un infame perché mi arrabbio e urlo, ma sono reazioni a delle provocazioni.  Perché si può perdere il controllo sulle chiamate. 
Ultimo cenno: 9 chiamate di fallo sull’ultimo punto 14 a 13 per noi, la partita finiva ai 15, noi abbiamo difeso duro e loro chiamavano fallo appena li si toccava così per 9 volte consecutive.
Il problema è che squadre come i Fire, hanno problemi di emotion management come noi, però loro in più rubano. Noi siamo più sanguigni ma non rubiamo.
Adesso stiamo facendo un programma di recupero dello spirito del gioco anche con la squadra e con Dario Lucisano,  che è il tutor spirto del gioco italiano. Faremo un programma per capire cosa c’è che non va, per lavorarci sopra, in maniera da arrivare pronti al mondiale. 
E’ nella nostra intenzione, perché è brutto quando tu lavori 3-4 volte a settimana,  prima della champions abbiamo fatto 4 allenamenti a settimana per 5 settimane, rovinare le partite per un cattivo spirito. Siamo arrivati  in campo super carichi, con la volontà di vincere…è ovvio che il nervosismo  è alto. 
In questi casi dovrebbe intervenire qualcuno con un occhio esterno che ti dia una mano a gestire la partita.

MS: Quindi secondo te osservatori oppure arbitri avrebbero aiutato in un occasione del genere?
DM: Si, faccio un accenno al mondiale. Hanno fatto una polemica assurda sulla nostra squadra…che io ero un po’ sanguigno ad allenare… Anche vedendo le partite in streaming, i commentatori sempre pronti con una perla. La Colombia ha cercato quasi di rubarci la partita ed hanno detto che noi urlavamo da fuori perché senno non ci davano i dischi; c’è stata una cattiva interpretazione del regolamento perché un disco è caduto fuori dal campo quando due colombiani si sono scontrati, e non volevano darci il disco, cosa dovevamo fare? Non devi urlare, non urli e non cambia niente. Se urli almeno si accorgono come sono loro. Questo è un po’ campanilistico… ma si devono dire come sono andate le cose. Perché con la Colombia è andata così, magari vieni provocato perché sanno che tu sei un po’ sanguigno. Devi imparare a tenere la testa lì, però non è sempre come fanno figurare anche all’estero negli articoli.

MS: Alla fine anche i  giornalisti hanno la loro opinione…
DM:  Abbiamo avuto la conferma da Dario Lucisano che abbiamo chiuso con 9 e qualcosa, cioè quasi sufficiente, come volevasi dimostrare le uniche partite nelle quali abbiamo avuto dei problemi, sono state contro le due inglesi, Chevron e Fire. La federazione europea però non ha intenzione di divulgare pubblicamente i risultati in quanto sono stati frutto di recuperi di voti fatti via mail a distanza di settimane o mesi dalle finali di Bordeaux, per cui meno attendibili. Un po’ di rammarico rimane, in quanto nessuno saprà ufficialmente come sono andate le cose veramente, anche se abbiamo chiesto alla EUF di farci avere comunque un documento che attesti ufficialmente il nostro voto finale, al fine di inviarlo a Get Horizontal; con la quale è già intercorsa un’intervista.

(N.d.R. Durante il torneo, a causa di problemi tecnici, alcuni fogli di valutazione dello spirito del gioco sono andati persi e quindi non contati nella classifica redatta alla fine delle giornate del torneo. Al giorno di realizzazione dell’intervista si stavano ancora raggruppando le votazioni e al giorno di redazione di questo pezzo ancora non c’è una pubblicazione ufficiale dei risultati, non abbiamo quindi ancora le informazioni su come sia la classifica finale ufficiale dello Spirito del Gioco).

MS: Comunque tu sei d’accordo con l’introdurre delle figure esterne…
DM: Io sono convinto che non ci voglia un arbitro…forse un guardalinee…

MS: un osservatore…
DM: Si ma che non intervenga sul regolamento perché è giusto che non si deleghi agli altri. Non sono pro observer, però quando un disco è fuori o è giù, una persona che lo vede o che vede le linee, serve. Il Giappone dicono, io non lo so ero in tribuna, abbia rubato la semifinale femminile con la giocatrice che ha preso un disco fuori completamente dal campo. Non lo hanno voluto ridare ed era fuori. Con la Colombia è successo lo stesso, non hanno voluto ridare i dischi e tu non puoi fare niente.
Io ho parlato con la nazionale canadese la sera dopo la fine dei mondiali e non ti dico quante gliene dicevano alla squadra giapponese: che rubavano, che pestano, che era incredibile che le giapponesi fossero in finale,  ne dicevano di tutti i colori, perché sostenevano che gli avevano rubato la partita. Purtroppo subisci queste cose. E spesso non ne parlano. 
Chiudo un altro cenno 2012 mondiale in Giappone c’è stato quel video dei canadesi che picchiavano tutti, che si buttavano sui giocatori giapponesi, non ne parlano mai. A ma han messo nome e cognome perché mi sono innervosito. Gente che fa gli uncini, che butta per terra la gente, che fa falli intenzionali, van di spalla sulle ginocchia dei giapponesi non ne han mai parlato e noi italiani sembriamo i matti.
Gli svedesi nel 2011 alla finale degli europei, un giocatore sbaglia la presa, fa finta di niente e lo tira su, esulta, ha rubato pubblicamente e non è stato neanche menzionato in un articolo. Vorrei solo capire come mai.

MS: Comunque siamo tutti d’accordo che lo spirto del gioco sia una cosa da insegnare.
DM: Io son d’accordo. Noi a scuola ci lavoriamo. Poi la gente magari diventa un po’ aggressiva, qui a Bologna, perché fa molti tornei. Ma io sono completamente aperto anche ai confronti, con le squadre con cui abbiamo giocato abbiamo chiesto un confronto dopo questo articolo… ai ragnarok, ai fab, ai bad skill che sono arrivati molto bene nello spirito.

MS: Senti, una domanda su questo torneo. Siete alla 21 edizione…è un grande successo…
DM: il primo fu nel 92 e ha una grande storia. Adesso chiude la stagione dei tornei,  nel 2004/2005 ha avuto l’apice con 36 squadre maschili, non 24, e 16 o 20 femminili. Avevamo 12 campi qui nella zona. Incredibile perché ti accorgi che il tempo passa e che la gente viene sempre, ne siamo orgogliosi. Vorremmo avere più squadre straniere, ora ne abbiamo 9 o 10, gli abbiamo portati fuori a cena per fargli vedere come è l’Italia.

Noi cerchiamo qui a Bologna, come in altri tornei in Italia, di favorire i giocatori creando un offerta il più possibile completa tenendo i prezzi abbastanza bassi, purtroppo la politica che adesso c’è in giro è quella che le persone devono pagarsi un sacco di cose…

MS: Abbiamo visto, però c’è anche l’esigenza di far tornare i conti…
DM: Devo spezzare una lancia a favore del Paganello (N.d.R. Torneo di beach Ultimate che si tiene a Pasqua sulle spiagge di Rimini), che dicono sempre che costa, nel 2013 han fatto dei prezzi abbordabili, è ancora un bel torneo, ci vorrebbero più squadre italiane. Li anche la federazione italiana dovrebbe collaborare con la BULA e spingere per abbassare i costi per le squadre italiane. Agli stranieri pagare 50 euro in più non fa molta differenza, vengono a far le vacanze.

La scorsa edizione il paganello ha fatto una forma, 150 euro, e spero che la rifacciano, torneo e 4 notti in albergo con colazione e con la team fee pagata. Son comunque tanti ma ci vai.
Il nostro torneo è molto bello poi abbiamo avuto fortuna col tempo quest’anno, l’anno scorso è stato più bello con il ventennale era molto molto più grande… cerano 6, 7 squadre femminili in più … speriamo nel futuro…

MS: Immagino dia soddisfazioni anche per il vostro club poter organizzare un torneo di questo tipo.
DM: Si noi stiamo cercando di responsabilizzare molto anche i giovani, sul lavoro, perché dev’essere una tradizione: non è che se uno muore poi non c’è più il torneo. Io e Barattini, che è anche segretario federale, organizziamo questo torneo. Marco Barattini ha fatto un sacco di lavoro e non è sempre facile. Pensate a Max Vitali e la Ultimate Events (N.d.R. società che sta organizzando i mondiali 2014 sia junior che per club) che deve organizzare i mondiali con 2500 persone. C’è un lavoro dietro che non si immagina. Le persone pensano soltanto a quanto ti è costato alla fine invece tu devi tenere i campi, far le linee, trovar la gente che ti lavora. Noi responsabilizziamo i ragazzi per fare i campi, smontare, pulire, mettere le moquette, levare i campi, tenere i segnapunti e i risultati.

MS: Fa parte anche questo del gioco…
DM: Fa parte anche dello spirito del gioco quello di collaborare tutti assieme, ci sono alcuni giocatori nostri che per impegni di lavoro non possono aiutare e son dispiaciuti. Perché comunque quando tu hai un evento così aiuta molto la comunità frisbeestica. 
Quando vedo tipo i milanesi, o i padovani, che hanno rifatto il torneo quest’anno… vedi che è portata avanti una tradizione, si creano amicizie, le squadre vanno dall’uno e dall’altro e così ci si aiuta un po’ tutti a fare un po’ di cassa che poi puoi investire in tornei all’estero, questo è il passo giusto.

MS: L’ultima domanda che è il nostro mantra: hammer o non hammer?
DM: Hammer. Vai!

Fonte: ultimatefrisbee.it